Play/Stop musica

sabato 29 novembre 2008

JUST A SPOON OF SUGAR AND THE MEDICINE GOES DOWN???

Ma ragazzi.. non ci avevo mai fatto caso da piccolo.. quanto cavolo è gnocca l’attrice che fa Mary Poppins?!?! =)

Non sono impazzito causa jet lag, sbalzi di altitudine e ore fermo su un seggiolino.. è solo che mi sono dato alla visione ininterrotta di film (in inglese coi sottotitoli in arabo.. mi gasa troppo capire cosa dicono!).. dopo essermi sparato Mamma Mia e Hancock sono passato ai classici Disney con La Sirenetta e Mary Poppins, appunto!

È stato stra bello rivederli.. a parte che le storie me le ricordavo a tratti, penso di averli apprezzati più ora che quando ero al cinema con mamma e papà a Natale tanti tanti anni addietro! Chi l’ha detto che sono per bambini?! Pure la signora dai capelli bianchi di fianco a me si è fatta prendere dai cartoni animati di qualche era fa (chissà se ciò è dovuto ai duecento boccette di liquore che si è bevuta).. mitica!!!

Alla fine non è stato un volo diretto tra Sydney e Dubai (che strano sentire parlare tutti in italiano intorno a te) come pensavo ma abbiamo fatto una sosta: a Singapore (invece che a Bankgog a cui è meglio stare lontani per il momento) giusto per rifornire di carburante e ripulire il mezzo partito dalla Nuova Zelanda tante ore prima.

La prima parte è filata tutto liscio mentre la seconda è stata particolarmente movimentata. Già siamo decollati in ritardo perché c’era una tempesta allucinante che si stava abbattendo sulla città (non si vedeva fuori dal finestrino per le cascate di acqua che ci scorrevano sopra).. ma il bello doveva ancora venire.. il capitano ci dice di tenere allacciate le cinture anche dopo il decollo e capisco subito il perché.. per 4 ore sembrava di essere sulle montagne russe.. il problema è che mentre sei al luna park non sei a 36000 piedi di altezza sul mare, non viaggi a quasi 1000km/h, non ci sono lampi e fulmini intorno a te e non dura 7 ore!!! Fortunatamente dopo qualche turbolenza e vuoto d’aria pesanti ci ho preso l’abitudine e mi sono assopito! =)

Probabilmente sarà anche stato merito di tutto il cibo ingurgitato (ti portano qualcosa da mangiare davvero ogni due ore.. o uno spuntino o un pasto completo!!!!), da sedili degni di questo nome (non stretti e scomodi come quelli dei voli domestici) e della fantastica atmosfera ricreata dalle luci dell’abitacolo un cielo stellato!


La giornata però non era iniziata nel migliore dei modi.. da quando mi sono svegliato all’arrivo in aeroporto ho avuto lo stomaco legato.. non mi sentivo triste ma piuttosto agitato anche se non ho ben capito per cosa in particolare.

Mi ha fatto un sacco piacere che Domenico abbia fatto un salto in ostello a salutarmi e che Barbara mi abbia accompagnato fino in aeroporto.. la sincera chiacchierata che abbiamo avuto sulla navetta e le bellissime parole che ha speso nei miei confronti hanno cancellato in un attimo tutti i pensieri che avevo in testa sull’Australia [per di più sono salito in aereo con l’umore giusto grazie anche alla sterminata offerta da parte delle Emirates di giornali, magazine e libri prima dell’imbarco.. che sorpresa (non ne ho ancora sfogliato uno però)].

L’ultimo saluto a Sydney l’ho dato con la città illuminata e coperta da un sottile strato di nuvole.. mi si è stretto il cuore quando abbiamo bucato la cappa che la copriva e tutto quello che potevo vedere era un mare bianco sotto di me illuminato da un intenso tramonto.. oh man, che emozione!


Ciò che non mi ha dato ancora modo di pensare e riflettere molto su tutto quello che mi sta succedendo e su tutto quello che sta cambiando (così rapidamente) sono stati i miei amici di Parma. Si sono messi d’accordo per farmi una super festa sorpresa.. hanno attaccato volantini nel parcheggio, hanno preparato addirittura uno striscione, si sono procurati cibo e bevande e mi hanno accolto con un affetto smisurato! Non me l’aspettavo davvero.. è stato un gesto che mi ha colpito nel profondo.. che dolciotti.. non vedo l’ora di rivederli! =)

Anche il primo impatto con la casa è andato bene.. nonostante mamma e papà fossero preoccupati che non mi piacessero tutte le modifiche apportate (infissi, porte e finestre, cucina, pavimento di camera mia), è stato come se fossi rientrato nel mio covo dopo pochi giorni da averlo lasciato. Ho ripreso le mie vecchie abitudini naturalmente.. dal mettere in disordine, a muovermi per casa, alle consuetudini che avevo 12 mesi fa.. è stato strano!!!

Altrettanto bizzarro è stato farmi una doccia in qualcosa che si può chiamare doccia (con tanto di accappatoio e ciabattine spugnose) e dormire al buio! Ieri mattina mi sono svegliato per fare la pipì.. era tutto scuro intorno a me.. “sono le 4 di notte – penso- che due coglioni”. Torno a letto e mi accorgo che sono quasi le 9 di mattina (ora in cui era fissata la sveglia).. incredibile.. sono pure compiaciuto di aver dormito 10 ore come un sasso senza nessun problema. Potrò dirlo solo nei prossimi giorni se ho avuto o no problemi col jet lag ma credo che l’enorme sforzo per stare sveglio durante il volo e, una volta in Italia, fino a sera abbia pagato alla grande! Dovrò beccare il ritmo col mangiare.. ritmo che in Australia non esisteva perché mangiavo a tutte le ore ogni cosa che mi passasse davanti al naso (chissà come sarà mangiare cose “costose” e di qualità.. intanto il primo pranzo ho fatto fuori delle buonissime lasagne fatte dalla mamma con tanto amore.. slurp)! =)

Non da dimenticare che sono stato accolto dalla neve.. non vedevo nevicare da un mucchio di tempo ma è anche vero che molte persone intorno a me (pure non lavoratori) sono parecchio infastidite! Devo anche capire se ho portato la neve o il sole.. ieri quando sono atterrato a Malpensa c’era una splendida giornata assolata invernale, la temperatura era bassina ma il cielo limpido e terso come raramente accade.. e oggi i fiocconi bianchi di neve non smetteno un attimo di cadere.. quello che è certo è che a sciare il prossimo weekend (unica cartezza della mia vita) me la godrò alla grande.

Pensavo che con queste condizioni avessi un pochino di tempo per fermarmi a riflettere su tutto quello che è accaduto e mi sta accadendo, per bloccare gli eventi e capire come mi sento veramente.. troppe emozioni, troppi eventi, troppe cambiamenti tutti insieme.. che macello!!! E invece no.. è da quando sono tornato che non mi sono fermato.. ho un mucchio di cose in agenda e non riesco a finirne una che ne scopro altre tre da fare.. all’inizio mi stressava il non sapere nemmeno da dove iniziare ma poi mi sono detto: ma vaffanculo, faccio tutto con calma e prima o poi finiranno! Ora sto già arrivando ai livelli noia! =p

Devo anche imparare a gestire il bombardamento mediatico di queste prime ore dopo 12 mesi.. il cellulare suona a bomba e su facebook non sto dietro a rispondere (non immagino cosa potrebbe accadere se accedessi a messenger).. non sono più abituato e impazzisco (mi fa piacere che sia ricordato dalle persone ma non ho troppa voglia di gestire ora tutta sta situazione).. in Australia se il cellulare mi suonava una volta al giorno c’era da esserne felici.. diciamo che da questo cosetto portatile mi ero disintossicato.. quanto ci metterò a ritornarne schiavo??? =)


Anche se è una cosa che mi sono ripromesso di provare a fare il meno possibile, è venuto il momento di guardarmi indietro, di guardare agli ultimi giorni passati in Australia.. quindi sarò il più conciso possibile!

La mia occupazione principale durante il giorno era costituita da spendere soldi (quando splendeva il sole però mi fiondavo in spiaggia.. non potevo tornare in Italia bianco.. echecazzo!): camminavo per Sydney, in lungo e in largo da solo o in compagnia, visitando negozi e negozietti cercando qualcosa che mi appesantisse il, già poco leggero, zaino in vista del ritorno.. =)

Di soldi ne ho spesi davvero tanti (state tranquilli.. anche in souvenir e regalini di natale per amici, familiari, parenti e benefattori!) e di roba ne ho presa assai (fregandomi della moda italiana e prendendo quello che mi piaceva).. e, dato che ragionavo in € (se mi fossero avanzati soldi li avrei dovuti convertire), ho speso pure poco (a momento debito svelerò qualche cifra). Questo è ottimo considerando il fatto che per un altro anno come minimo riporrò lo shopping in un cassetto.. =)

Le serate erano invece passate in ostello con gli altri backpackers.. di cene e uscite in compagnia ne abbiamo fatte ben più di una.. sia con compagni italiani che non.

Ho condiviso con varie persone davvero bei momenti.. tra abbuffate allucinanti al Casinò (ho fatto la cacca 3 volte in 3 ore e pensavo comunque di scoppiare letteralmente), foto notturne al Sydney Harbour, colazioni doppie in giro per la city, giornate in spiaggia, etc etc! =)


Di enorme spessore è stata l’ultima nottata downunder.. siamo partiti con un Mojito Party in ostello e siamo finiti al World Bar lì vicino. Chi ha già avuto modo di vedere le foto che ho caricato su facebook può essersi fatto un’idea di come l’alcool bevuto abbia animato la serata.. =)

Le uscite dove tutti sono almeno brilli sono, a mio avvio, le più divertenti anche se le più difficili da vivere (in genere non tutti alzano il gomito).. già mentre cenavamo si capiva su che binari si sarebbero incanalate le ore successive: delirio, pazzia, scemenza sono state le tre direttrici principali! =D

Qualche pics:

Nonostante l’infortunio subito (non mi ricordo nemmeno come e quando me lo sono fatto.. diciamo che ero sano) è stata una festa indimenticabile.

Mi ha fatto anche un sacco piacere che, l’indomani, mentre aspettavo lo shuttle bus per l’aereoporto siano usciti molti dei ragazzi dell’ostello (anche quelli con cui avevo stretto legami solo la sera precedente) per salutarmi.. fantastico! Ancora una volta è risultato evidente come non importa dove cavolo sei o cosa cavolo fai.. ma con chi cavolo sei e con chi cavolo lo fai (e in Oz ho conosciuto un mucchio di personaggi che mi porterò dentro a lungo avendo segnato indelebilmente la mia esperienza)!!! Come dice Barbara: I’m about people.. and people and people again!


Un’altra bella giornata è stata la penultima.. bella giornata di sole che mi ha portato ad andare finalmente a vedere la fantomatica e tanto decantata Watson Bay.. quartiere delizioso da ricconi ai limiti del Sydney Harbour. E ci sono andato a piedi da sud, da Bondi Beach sui cui mi ero abbronzato un pochino in precedenza! =)

La camminata lungo la costa frastagliata e scavata dalle onde dell’oceano è stata all’insegna del nuvolo ma l’atmosfera che si respirava era quasi irreale.. avrei dato il sangue per avere una casa in quella zona.. sulla scogliera a strapiombo sul mare!

Nemmeno il tempo di arrivare a destinazione che torna a splendere un magnifico e caldissimo sole.. è stata davvero una fortuna perché in questo modo ho apprezzato ancora di più il posto.. era tutto brillante, splendente e colorato! Se mai dovessi fare i soldi, questo sarebbe uno degli spot in cui penserei di trasferirmi! =)

Prima di dirigermi verso il faro ho fatto qualche foto al porticciolo da cui si gode una splendida vista del centro di Sydney.. chissà come sarà al tramonto e all’alba.. prossima vita!


Stasera intanto vediamo di goderci la cena in mio onore organizzata dai compagni dei prima 24 anni di vita.. saprò gestirmi l'eccitazione del momento?! Mi darò alla bottiglia di vino.. =D

Ma questa sarà un'altra storia.......

martedì 18 novembre 2008

"WHY DOES IT ALWAYS RAIN IN BYRON BAY?!"

Il viaggio è finito.. dopo circa 250 giorni dalla mia partenza da Sydney, rieccomi qui a passare le ultime ore prima del saluto definitivo al paese.
Le prime giornate nella metropoli state particolarmente piacevoli fin dall’arrivo.. dietro ogni angolo c’è un particolare che mi fa volare a 9 mesi prima.. un sacco di flash che mi riportano indietro nel tempo a quando la mia situazione era completamente diversa. È stato come tornare a casa (la seconda).. la cosa bella è che ho girato in lungo e in largo il paese.. paese che nei 90 giorni iniziali sognavo e su cui fantasticavo.
Il rientro al Great Aussie Backpackers è stato altrettanto gradevole e il mio ruolo si è invertito: ora sono il viaggiatore “esperto” che da consigli e racconta esperienze, mentre il novembre scorso ero lo sprovveduto e ingenuo turista che non sapeva cosa aspettarsi e da dove iniziare per fare tutto! Bella sensazione provare a dare una mano ai propri connazionali appena arrivati o che comunque non sanno nulla di quello che li aspetterà fuori dalla città.. =)
Siamo ormai entrati nell’alta stagione per cui è praticamente pieno.. c’è gente di un po’ tutti i tipi e per tutti i gusti (=p) proveniente da tutta Europa ma le colonie più fornite sono quelle italiana e quella francese. L’atmosfera è quella solita.. giusta per divertirsi! =)
Mi sento davvero rilassato e sereno.. non ho alcunissimo pensiero per la testa.. mi diverto e rido con nulla (come raramente mi è accaduto). Sono contento di tutto quello che ho fatto e dentro di me so che ormai l’unica “preoccupazione” è svagarsi spendendo gli ultimi soldi! La cosa fantastica è che ci sono i saldi (sconti che toccano il 50%!!!).. l’anno scorso non mi pare fosse così ma non ci giuro.. però sembra stranissimo dato che tra un mese è natale (sarà un provvedimento del governo per fronteggiare la recessione economica e non bloccare gli acquisti?!). Comunque sia viene a puntino.. in due giorni in giro ho già decurtato il mio saldo bancario di 500$ e nei prossimi giorni la discesa non si fermerà, ci sono così tanti negozi da visitare e così tanta scelta di prodotti che l’unico freno arriverà dal saldo zero! =)

Se vogliamo andare ad indagare fino in fondo, avevo già trascorso due giorni nella capitale del NSW prima che io, il Bent e Barbarella partissimo per l’ultimo giretto vacanziero! E in questo breve lasso di tempo ho avuto modo di fare la colazione più abbondante, varia e divertente della mia vita.. la mia receptionist preferita ha infatti invitato a casa sua ben 7 persone e le ha fatte ingozzare come poche volte accade nella vita di una persona: pancake, nutella, marmellata, uova, bacon, funghi e pomodorini fritti, latte con tre tipi di cereali, fragole, anguria e l’immancabile thè!
Non mi sto a dilungare in tutte le perle che sono venute fuori e che hanno fatto piegare in due Barbara (sentirla ridere e vederla tirare pugni a muro e frigo è stata un’esperienza paranormale.. =D) perché fuori contesto non fanno quasi più sorridere nemmeno me.. =)

Tornando al viaggio.. come il solito ci siamo spostati in macchina ma questa volta non è stata una scatolina.. ci siamo concessi addirittura una bianchissima Toyota Celica 1.8.. più potenza, giusto spazio ma stupido cambio automatico e comodità discutibile!
La prima tappa è stata Canberra.. la capitale d’Australia. Molti l’hanno etichettata come una città noiosa e priva di attrattive di rilievo ma non potevo andarmene senza vederla!
Nel 1901 le sei colonie australiane ottennero l’indipendenza dalla madre patria Inghilterra diventando stati all’interno di una federazione. Nel 1908 venne scelta la posizione della capitale federale: diplomaticamente fu scelto un luogo a metà strada tra Sydney e Melbourne (grande rivalità è sempre intercorsa tra le due città più grandi). Nel 1911 il governo del Commonwealth costituì il nuovo stato in cui sarebbe sorta [l’ACT (Australian Capital Territory)] e indisse un concorso internazionale a cui partecipano tantissimi architetti. Nel 1913 furono posate le fondamenta della nuova capitale e venne ufficialmente chiamata Canberra dal termine “Kamberra” che nella lingua aborigena significa “luogo d’incontro”.
Appena ti avvicini noti che il centro abitato è situato in un territorio ricco di laghi, parchi, colline e che è tutto dominato da verde e spazi aperti. Sono arrivato qui con in testa l’idea di una città brutta e poco interessante.. a posteriori confermo che non è assolutamente un posto in cui viverci o starci a lungo (poveretti i backpackers che che ho sentito venire a stare qui perché, ad esempio, hanno parenti che li ospitano), ma non è poi così tremenda se vuoi passarci due o tre giornate (ci sono anche un sacco di possibilità fotografiche). Nonostante sia un pochino “quadrata e artificiale” (tutto sembra costruito e messo lì per renderla moderna e attraente) e destinata quasi esclusivamente ad ospitare una marmaglia di dipendenti e funzionari statali, possiede un vivace ambiente artistico e culturale con tanti musei e gallerie d’arte.

Essenzialmente le cose che mi hanno più colpito sono poche: l’Australian War Memorial, la Government House e alcune ambasciate molto tipiche come queste:

Alla fine della lunghissima e curatissima Anzac Parade sorge questo museo/monumento (celebrativo) in onore ai caduti australiani nelle varie guerre che hanno visto coinvolto il paese (sconcertante però che non ci sia il benché minimo accenno alla cruenta guerra fatta al popolo aborigeno).
È anticonvenzionale e fatto benissimo.. tralasciando la presenza di una quantità incredibile di fantastici reperti più o meno ingombranti (uniformi, artiglieria, sottomarini, aerei, …), la storia è raccontata in modo coinvolgente (non ci sono lunghissimi papiri da leggere, bensì piccole didascalie, frasi ad effetto, incisi che contribuiscono a spiegare e rendere reale la situazione descritta anche con il costante aiuto di modellini che ricostruiscono la realtà). Non so se sia per questo motivo o perché i bambini australiani sono più “seri”, ma c’erano tantissime scolaresche che ascoltavano con passione le guide e intervenivano frequentemente con domande e curiosità (non ho visto un bambino che sbadigliasse una volta!!!). Molto toccante è stato il corridoio prima della Hall of Memory (dove riposa il milite ignoto australiano, le cui spoglie furono riesumate nel 1993 da un campo di battaglia della prima guerra mondiale) in cui sono riportati tutti i nomi dei morti in guerra.

La tappa successiva era il Kosciuszko National Park che ospita la parte finale delle alpi australiane e il loro monte più alto (Kosciuszko appunto, 2228m). Questa tappa è stata però saltata dato il tempo avverso (a tal proposito siamo stati costretti a concederci una notte in un super confortevole motel) e la temperatura bassissima della zona.. in alternativa siamo risaliti sulla costa fino a Byron Bay con molta più calma soffermandoci in varie località ancora non esplorate dal Bent.
L’unica cosa a cui tenevo assolutamente era passare per questo paese:
Chi ha la memoria buona si ricorderà qualche aneddoto legato al nome di questo paese, produttore di un ottimo formaggio, nel mio primo periodo sydneyano. Sognavo di andarci a fare una foto quasi dal primo giorno in Australia! =)

Guidando verso nord l’unica tappa significativa (a parte Kiama in cui abbiamo avvistato finalmente e inaspettatamente delle balene) per me è stata Wollongong, terza città dello stato a soli 80km a sud di Sydney, e il suo Nan Tien: tempio buddista più grande dell’emisfero australe. È costruito in un bellissimo giardino in stile giapponese riempito di un numero indefinito di piccoli Buddha in pietra. Probabilmente dato che non avevo mai messo piede in un luogo del genere ne sono rimasto letteralmente affascinato.. è completamente diverso dai luoghi di culto in cui sono cresciuto.. l’atmosfera è rilassante (la musica di sottofondo e i profumi nell’aria la rendono ancora più distensiva), l’architettura è curiosa (tanti colori, bizzarri oggetti e strane suppellettili) come anche gli usi e i costumi delle persone che ci lavorano e meditano (purtroppo le uniche foto che sono state possibili scattare sono state all’esterno dell’edificio).
La cosa che ha reso ancora più fantastica questa esperienza è stata la piccola mensa asiatica all you can eat al suo interno.. con soli 9 dollarozzi mangiavi quello che volevi tra le pietanze offerte.. siamo usciti da quel luogo con una panza stra piena!
Proprio quella sera ho dato l’addio alla vita da campeggio e l’ho fatto in un posto che aveva un grosso significato: Port Stephens, luogo che ha accolto me, la Cri e Dani la prima notte dopo aver lasciato Sydney. Abbiamo dormito nello stesso ostello (ma questa volta sul sofficissimo prato) e invece che all’alba abbiamo assistito ad un tramonto infuocato sulle dune di sabbia.

Infine in serata raggiungiamo la nostra meta vacanziera. Come ogni volta che ti fermi qualche giorno in un posto riesci a fare qualche conoscenza e formare un gruppetto di persone con cui passare la maggior parte del tempo. Questa compagnia non la abbiamo trovata tra i/le backpackers sbarbini/e con stili di vita un troppo diversi e sregolati dai nostri, ma tra ragazzi/e che rispecchiassero maggiormente i nostri standard.
Per Carlo, italiano conosciuto a Sydney, Byron Bay è stata la prima sosta del suo viaggio.. appassionato di fotografia, montagna e ex campione di judo ad alti livelli, è davvero simpatico.. è un personaggio con la testa a posto con cui passere del tempo è davvero un piacere.
Adrian, ragazzi inglese di origini cinesi, fa il maestro di surf per far quadrare i conti.. è appassionato di questo sport e ha girato il mondo in lungo e in largo per cavalcare le giuste onde. Grazie a lui abbiamo anche preso la nostra prima lezione di surf (gratuita).. eravamo eccitatissimi all’idea di salire sulla tavola e provare questa attività così popolare in Australia. Dopo pochi minuti ho capito perché i surfisti in genere hanno quei fisici che si ritrovano.. non avevo mai preso in considerazione che fosse così faticoso e provante.. a vedere tutte le persone aspettare l’onda seduti sulla loro tavola pensavo sinceramente che fosse una delle cose meno provanti al mondo! A parte il portarsi in giro il mezzo, la parte più devastante è il lottare continuo con le onde per arrivare al largo il giusto.
Com’è andata?! Diciamo che finché eravamo in spiaggia sembravamo quasi professionisti.

Ma appena entrati in acqua la situazione si è ribaltata (come noi.. =D).
Il mio obbiettivo era quello di riuscire almeno una volta a stare in equilibrio per almeno pochi secondi.. è ce l’ho fatta!!! Nonostante le miliardi di cadute e difficoltà nel prendere l’onda, non mi sono arreso e il mio sogno si è coronato.. peccato non aver la foto del momento.. io e il Bent ci siamo riusciti nello stesso identico istante, sulla stessa identica onda e uno di fianco all’altro.. sarebbe stato uno scatto da copertina! =)
Un altro personaggio importante è stato Gerard, 30enne irlandese arrivato fin qui per il matrimonio di un amico. È stato un incontro affascinante.. sa un sacco di cose in tantissimi campi e le discussioni con lui sono sempre state estremamente interessanti. Amore a prima vista.. =)

Sia perché non siamo più abituati alla poco movimentata vita da spiaggia (dopo 10 minuti avevo già le palle piene di stare a cuocere sotto il sole) sia perché quel giorno pioveva di brutto, siamo saliti in macchina con destinazione Nimbin. Per molti backpackers questa cittadina è un mito.. ne ho sentiti davvero tanti che ci sono passati per sballarsi!!! In pratica è un coloratissimo e remoto paradiso hippy dove tutto (o quasi) è permesso.. ti basta girare per le strade che ti viene offerta Marijuana come se fosse pane.. ti basta entrare nei negozi che ti vengono offerti biscottini “magici”.
Incuriositi dal racconto di una ragazza che li aveva provati, io e il Bent ce ne siamo comprati tre per la modica cifra di 10$. Mangio il primo ma, oltre ad essere bruciato e poco saporito, succede poco.. mangio il secondo e niente.. mangio anche il terzo e ho la pancia piena! L’unico effetto, che poi magari era suggestione, è stato un qualcosina alla testa in stile due bicchieri di vino. Per noi è stata l’inculata del secolo per la tipa che ce li ha venduti è stato l’affare del secolo.. ma vi immaginate?! Questa qui prepara biscottini normalissimi (e per di più schifosi), li spaccia per chissà cosa e ci fa un sacco di soldi.. è proprio vero che per guadagnare extra cash non devi essere un genio ma avere solo l’idea giusta! Vabbè.. se non altro è stata l’ennesima giornata divertente in ottima compagnia! =)
Molto probabilmente questo sarà il mio penultimo post.. sinceramente starci dietro è diventato qualcosa di ormai davvero pesante per cui ne sono felice! =)
Non mi resta che sfamare la fame di sapere dei fedeli lettori con la rivelazione della mia data di ritorno: saluterò Sydney il 26 novembre per arrivare in quel di Malpensa il 27 novembre alle 12.40, recuperando così le 10 ore di vita perse all’andata! Organizzate i festeggiamenti! =)
Questa volta lo dico per davvero: a presto!

lunedì 3 novembre 2008

under Downunder

L’ultimo post è stato un parto quadrigemellare.. sono morto io a scriverlo e immagino sarete morti voi a leggerlo (mi sono giunte voci che compiandolo e incollandolo su word saltassero fuori ben 51 pagine)! Conclusione?! Ho bocciato l’esperimento e ho pensato di provare qualcosa di nuovo per raccontare queste due settimane di Tasmania! Basta racconti giorno per giorno e via con un post scritto a posteriori con un quadro completo della situazione! Ci riuscirò? =)

Uno dei motivi che mi hanno portato a sognare tanto la Tasmania è senza dubbio l’escursionismo. In effetti in questi giorni tra un belvedere, una cascata, una gola, un giro nelle cittadine, una camminata nelle foreste, mi sono mosso davvero tanto (non credo di aver mai macinato tanti km in un così breve lasso di tempo.. dicendo che in media ne facevamo 15 al giorno non esagero!). Ma di percorsi veramente impegnativi (per lunghezza, durata e ascesa) ne abbiamo fatti tre. Il primo di questi è stato sul Mt Roland, cima di quasi 1300 metri (non mi ricordo di essere mai stato tanto in alto in Australia) che svetta sulle tranquille fattorie, sulle fitte foreste e sui placidi fiumi che caratterizzano questa parte dello stato (nord). La Lonely Planet consiglia di pernottare in un ostello proprio alle sue pendici e così facciamo. I dubbi legati ai bassissimi prezzi (stanza doppia 10$ a testa!!!) sono stati spazzati via.. non saprei come definirlo esattamente.. direi che è un incrocio tra un ostello, un campeggio e una colonia estiva. La nostra stanzetta era splendida (c’era addirittura un armadio.. oggetto che mi ricordo di aver avuto a disposizione solo a Sydney!), la cucina ampia, il bagno un po’ spartano ma efficiente, lavatrice gratuita, sala enorme con caminetto e televisione, free internet.. e non aggiungo altro! =)
Il tutto condito da una frizzante atmosfera montanara che ha reso tutto specialissimo.

L’indomani alle 9 eravamo sul sentiero che portava alla sommità del monte.. questa volta siamo partiti con un minimo di attrezzatura (zainetto, 2l di acqua, kway, spuntino e pranzo, felpa, pantaloni lunghi) dopo essere stati messi in guardia dalle stravaganti esperienze della simpatica signora che gestiva il backpackers. L’inizio è stato poco interessante: una larga strada sterrata percorribile dai rangers su 4x4 ha preceduto un ripido e stretto sentiero che si inerpicava nella foresta. Per fortuna una volta usciti dal bosco siamo arrivati su un plateau da cui le viste non erano niente male. Da qui abbiamo proseguito per un’altra oretta fino alla cima.. sebbene fosse una bella giornata di sole, era presente quel fastidiosissimo e sottilissimo velo di foschia/nuvole che non l’ha resa limpida. I panorami dalla guglia non sono stati comunque da buttare via. Quassù ho anche trovato un librino di vetta incastrato nelle rocce.. l’ultima volta che ne avevo visto uno ero su qualche monte in Italia col mio zietto. Sarà per questa cosa o per l’ambiente in stile dolomiti, ma mi è venuta un sacco di voglia di fare gite varie! Alcune nuvole scure portate da improvvise folate di vento ci hanno comunicato che era tempo di rimettersi in marcia. Come il solitonon ci piace fare le cose semplici: perché invece che rifare il percorso a ritroso non variamo e scendiamo al parcheggio da quell’altro sentiero che passa dal Mt Van Dyke?! L’avessimo mai fatto! Lasciando perdere le belle vedute dalla sua cima, la discesa è stata un trauma.. l’opuscolo riportava questo sentiero come adatto a camminatori allenati e con senso dell’avventura. In pratica si sono inventati un percorso dove non c’era.. siamo scesi dal fianco della montagna saltando da una roccia all’altra, passando tra piante altissime e fastidiosissime, affrontando discese ripidissime, evitando alberi sia a terra che a mezza altezza.. dopo due ore di passione, in cui la foresta ha sentito tutte le parolacce presenti nella lingua italiana, abbiamo raggiunto la macchina.. sembravamo due martiri con tanti graffi e graffietti su gambe e braccia!

La seconda camminata importante è stata a Cradle Mountain sul cui fianco passa il miglior itinerario escursionistico dell’intera Tasmania: l’Overland Track, ossia un impegnativo percorso di circa 80km da completare in 5 o 6 giorni (se non si considerano le deviazioni su sentieri secondari). Per la prima volta, dopo averne sentito parlare e averne letto spesso, ho provato un certo senso di rispetto per una montagna.. raggiungerne la sommità non è stato più un “vado, lo faccio e torno” quanto piuttosto un “vado, spero di farcela e di tornare tutto intero”. Questa sensazione ha raggiunto il culmine quando dal parcheggio ho ammirato per la prima volta la potenza e l’importanza di quello che mi stava davanti.. mi sono sentito piccolo piccolo, una formichina che vuole compiere l’impresa! =) Qui mediamente piove 7 giorni su 10, è nuvoloso 8 giorni su 10, nevica 54 giorni all’anno e il sole splende per l’intera giornata solo 1 giorno su 10. Rassicurati dal fatto che, sebbene fosse nuvolo, sarebbe migliorato, ci mettiamo in marcia cercando di scrollarci di dosso il gelo che si era infiltrato nelle ossa dalla notte precedente e il freddo delle prime ore della mattina. Man mano che procediamo su questo mistico sentiero e ci avviciniamo alla grande cima, la mia confidenza cresce di pari passo con la temperatura corporea. Abbiamo attraversato quasi ogni possibile condizione del terreno.. dal fango alle passerelle di legno passando addirittura per la neve.. non è proprio un percorso comune! =) I paesaggi che si susseguono man mano che la quota cresce sono sempre migliori.. ovunque ti girassi vedevi qualcosa di particolare che valesse la pena di immortalare.. per questo motivo siamo arrivati allo spartano bivacco appena prima dell’attacco della grande salita con addirittura 30 minuti di ritardo sul tempo previsto. Dopo una gustosissima barretta energetica Woolworths allo yogurt e fragola, abbiamo iniziato l’ascesa. Fino a quel punto era andato tutto liscio come l’olio.. il cammino, a parte qualche pezzettino ripido o sporco, era stato decisamente più facile di quanto mi aspettassi. Come naturale che fosse la situazione si ribalta.. ogni metro guadagnato sulla sommità, oltre al vento polare, aggiunge una qualche difficoltà. Arriviamo ad un punto che il percorso viene sostituito da grossi massi che sembrano quasi stare in bilico l’uno sull’altro.. non ci resta che seguire i paletti segnaletici cercando appigli qui e lì per procedere l’ascesa sempre più esposta e verticale. L’emozione e la concentrazione sono davvero alte, sappiamo entrambi che non possiamo permetterci alcun un passo falso o errore. Molti minuti di passione dopo, quando pensavamo di essere ormai in prossimità dell’arrivo la neve fa la sua drammatica apparizione.. e qui finisce la nostra avventura: dopo aver testato e valutato il terreno decidiamo che sarebbe troppo rischioso e imprudente proseguire.. non avevamo assolutamente l’attrezzatura necessaria (per lo più le scarpe: le mie da ginnastica ma di tela e quelle del bent lisce come una tavola) per oltrepassare questo traverso innevato e completare la scalata su rocce innevate. Eravamo stati messi in guardia che avremmo trovato (a soli 10 minuti dalla fine!!!) uno strato importante di neve.. così tutto sommato siamo comunque soddisfatti di essere riusciti a sfidare questo gigante fino a quel punto.. da cui, per altro, si godevano viste da capogiro! Dopo milioni di scatti inizia la nostra discesa verso il bivacco.. generalmente questa parte della giornata è sempre la più noiosa.. questa volta è stato diverso: lasciando da parte l’impegno profuso per andare avanti in sicurezza, il tutto è stato possibilmente eccitante allo stesso modo. Dopo il tratto impegnativo ci siamo fermati, ci siamo schiacciati contro la montagna per proteggerci dal freddo e ci siamo goduti 10 minuti di panorama ascoltando (come nelle migliori occasioni) Shine on You Crazy Diamonds.. un succedersi tumultuoso di sensazioni fantastiche! Sensazioni che non hanno finito di farsi sentire fino all’arrivo al parcheggio tramite un secondo sentiero che ci ha permesso di godere di Cradle Mountain e tutto il resto da una diversa prospettiva. È uno di quei posti che ti entrano nell’anima, uno di quei posti che non vorresti mai lasciare.. è stato davvero elettrizzante essere salutati dalla sommo massiccio con un forte sorriso di sole. Se mai tornassi in Australia, questo è uno dei posti che meriterebbero di essere vissuti nuovamente.. e magari, con l’equipaggiamento necessario e un pizzico di sana pazzia, si potrebbe provare il mitico Overland Track!!!

L’ultima piacevole fatica è composta da due mezze: Mount Rufus nel Lake St Clair National Park e Cape South Bay nel profondo sud dell’isola. La prima è mezza perché purtroppo, oltre a non aver raggiunto la cima, non ci siamo nemmeno andati vicini. Questa camminata non era nel programma originario ma leggendo qualcosa su una brochure ci è venuta una gran voglia di salire i suoi 1413 metri di altezza: “una bella passeggiata in montagna con viste di primo livello del Lake St Clair, del MT Olympus, del Frenchman Cap e della sorgente del Franklin River”! Il pomeriggio prima ci siamo addirittura fermati alle 5 per campeggiare nel parco nazionale.. tenete presente che in genere prima delle 7 non abbiamo mai piantato la tenda da nessuna parte. La mattina il tempo era nuvoloso ma ormai non ci stupiamo più..dopo esserci registrati nel librone dei partenti per l’escursione, partiamo per i 20km che in 7 ore ci porteranno in giro. Poco più di un’oretta di cammino e inizia una fastidiosa pioggerellina che ad ogni passo aumenta di intensità.. non è mai diventata temporale però, congiunta alle nubi che coprivano la cima, ci ha fatto desistere perché ci stavamo bagnando troppo e iniziava a soffiare del fastidiosissimo vento. Il livello di delusione ha raggiunto le stelle.. era dalla sera prima che mi stavo preparando a questa super gita.. per giunta, mentre facevamo colazione, abbiamo fatto due chiacchiere con una signora svizzera (che vive qui da 14 anni e ha percorso ben 4 volte l’Overlandtrack!) che ci ha decantato in maniera quasi poetica lo spettacolo che il giorno precedente le ha riserbato lo stesso giro che avevamo intenzione di fare noi! Tra me penso che non posso e non voglio tornare alla macchina.. ero davvero avvilito e sconfortato.. perciò, mentre il Bent si avvia verso il parcheggio, decido di fare una deviazione e raggiungere i due laghi glaciali, non in alta quota, poco distanti. Ho fatto proprio bene.. non posso farci nulla ma camminare in montagna mi fa stare troppo bene.. ho passato due orette di inebriante e rara solitudine totale in giro per dei posti che, sebbene non eccelsi, mi hanno tenuto compagnia facendomi fermare di quando in quando a fare delle fotografie. A tal proposito è ormai da qualche tempo che ho avuto una piccola evoluzione.. non mi soffermo nei vari posti a scattare immagini solo a scorci “paesaggistici, da blog”.. guardo tutto con occhi diversi, sotto un differente punto di vista, sotto diverse prospettive e angolazioni. Quasi ogni sera devo scaricare le foto sul computer perché ho la memoria piena.. fotografo un sacco per me stesso.. per fare sfogo al flebile e personalissimo senso artistico che si sta manifestano dentro di me (attenta Cri che la mia esposizione fotografica farà concorrenza alla tua galleria d’arte)! =)
Quando ho raggiunto i due laghi è uscito qualche raggio di sole.. mi scatta subito l’impulso di girarmi e di lanciarmi all’inseguimento della vetta.. nemmeno il tempo di analizzare bene la situazione coi suoi pro e contro che tornano nuvoloni scuri e riprende a piovere.. della serie “la signora Ottavia Rufus non vuole farsi scalare e me lo sta provando a far capire in tutti i modi”.. la prendo con filosofia come un segno del destino e mi riavvio a buon passo verso il campo base!
L’altra metà è da considerare tale solo per la durata del cammino ma non per la sua lunghezza.. i 15km ci hanno portato via meno di 4 ore compresa la sosta rilassante alla fine! =)

Piccola introduzione: dopo aver campeggiato tra mari, montagne e campagne.. dopo aver dormito su morbidi prati verdi, rami e rametti penetranti, sassi più o meno duri.. abbiamo deciso bisognava chiudere in bellezza con l’ultima notte nel più assoluto isolamento.. senza servizi, senza docce, senza cucine, senza luci, senza corrente elettrica.. come due veri backpackers avventurieri! =)

Quale posto migliore che la punta più meridionale dell’isola per coronare il nostro sogno?! Per la precisione volevamo raggiungere l’ultimo luogo in Tasmania raggiungibile con una strada. Pertanto, prima di addentrarci nel cuore più selvaggio e remoto della Tasmania, ci attrezziamo facendo scorta di acqua e benzina.
In men che non si dica ci troviamo a guidare i 20km di sterrato, immerso nella foresta, che separano Cokle Bay da Southport, l’ultimo avamposto della civilizzazione. In questo piccolo tratto sale l’emozione per quello che faremo l’indomani: il primo tratto dell’impegnativo South Coast Track per cui servono almeno 7 giorni e una preparazione adeguata. Potete immaginare le nostre facce quando superato il Cockle Creek su uno strettissimo ponte pericolante di legno ci troviamo di fronte uno spettacolo assolutamente imprevedibile: orde di macchine parcheggiate, montagne di tende montate, bambini che giocano insieme sulla strada, mare invaso da imbarcazioni di ogni tipo.. in un attimo ci cade tutto il nostro mito.. per di più la radio si prende benissimo e c’è anche una fonte d’acqua potabile (poi rivelatasi esaurita)!!! =(
Qualche minuto di sfasamento dopo cerchiamo il posto meno affollato per piantare la tenda.. procediamo a fianco dell’infinito arco di sabbia bianca finchè non scorgiamo un angolino che ci aggrada. Sono le 6.30pm quando finiamo di montare la tenda.. nonostante il freddo pungente e la fredda aria che tira dal mare, ci avventuriamo a fare due passi sulla spiaggia.. tantissime calette sperdute si susseguono senza fine.. sono fantastiche perché non c’è nessuno oltre noi (i villeggianti del week end si sono fermati molto prima) e il sole stava tramontando! Alle 7.30am siamo già in cammino verso South Cape Bay.. il sentiero di 7,5km non offre molto dato che attraversa la “piatta” foresta pluviale per la sua intera lunghezza, ma quello che ci interessa è la baia alla fine.
....
Potrebbe sembrare piuttosto nella norma, ma sedere su quelle rocce e guardare di fronte significa sapere che sei di fronte alla distesa di ghiacco conosciuta come Antartide!!! L’atmosfera è ottima.. cielo nuvoloso e mare molto mosso.. elettrizzante! =)
Ho da fare qualche appunto ai ranger che gestiscono gli innumerevoli parchi naturali della Tasmania.

Innanzitutto devono sistemare la segnaletica del sentieri: il tempo e le distanze sono sballate nel 99% dei casi! È infatti capitato più volte che impiegassimo addirittura metà del tempo previsto o che ci trovassimo a camminare i 500 metri più lunghi della nostra vita.. echecazzo.. dov’è l’efficentissimo CAI italiano?! =)


Come seconda cosa mi devono dire chi diavolo dà il nome ai vari luoghi di interesse.. non c’erano mai un cavolo con quello che alla fine ti trovi a vedere! Ad esempio penso che nessuno abbia ancora capito perché Wineglass Bay o la Devil’s Kitchen si chiamano così.. la prima da ovunque tu la guardi non ha la forma di bicchiere da vino (sto davvero iniziando a pensare che ci siano sotto torbide storie di alcool.. =D) mentre la seconda è una prete rocciosa a strapiombo sul mare che non ha nulla che ricordi una cucina o un diavolo!


E infine devo indagare anche sul chi decide quali sono i punti di interesse stessi.. un sacco di volte siamo stati attratti o abbiamo fatto qualche deviazione dopo aver visto segnalazioni di lookout (con nomi strani).. e il più delle volte ci sono cadute le braccia o perché non si vedeva nulla o perché quello che si vedeva era da nascondere più che da mettere in mostra! Rimango della mia idea che in tanti paesini facciano di tutto per attirare turisti con attrazioni al limite della decedenza.. fottuti struzzi.. =p



Per quanto riguarda gli abitanti dell’isola.. oltre al colpo d’occhio descritto poco più avanti non posso dire molto perché abbiamo avuto a che fare solo con 3 elementi, ben diversi gli uni dagli altri. Lasciando perdere un piccolo contatto con una coppia figlio-mamma che, arrivati col buio pesto in un campeggio, ci ha dato una mano a montare la tenda, ci ha intrattenuti con una piccola conversazione e ci ha offerto della birra (strano!). Le altre due relazioni sono state invece più prolungate. Eravamo nella Freycinet Penisula a goderci un bel panorama quando mi è stato chiesto da questo ragazzo (in compagnia del fratellino piccolo e di un amico sud coreano) se potevo fargli una fotografia.. con questo pretesto ci ha attaccato bottone, un bottone infinito sulla sua vita e carriera lavorativa! Per il modo di fare e di raccontare le cose mi ha ricordato una persona che conosco in Italia.. ad esempio pare che abbia comprato una casa a St Helen e pochi giorni dopo il suo valore è decuplicato perché qualcuno ha scritto che è uno dei posti più belli al mondo, pare che lavori 88 ore a settimana per pagarsi il mutuo (impieghi poco faticosi e remunerati benissimo), pare che guadagni più lui in tasse che suo babbo in un anno, pare che la sua Rav4 faccia i 240km/h e gli permetta di guidare da Hobart a St Helen in un’oretta (nemmeno se la strada fosse dritta ci riusciresti), pare che sia volontario dei pompieri e che piovano i tonni dal cielo quando gli elicotteri liberano acqua sugli incendi, pare che ciò sia un peccato perché i tonni in Giappone vengono pagati 500$ al kg, etc etc.. da spanciarsi.. =D

Il terzo personaggio, fortunatamente, è stata qualcuno più profondo.. un signore di 67 anni molto simpatico, cordiale ed espansivo che ha girato il mondo più di un aereo! Con lui ci siamo intrattenuti per quasi due ore trattando degli argomenti più disparati.. dal serio allo scherzoso. Ci ha raccontato dei suoi viaggi, ci ha chiesto un sacco di noi, ci ha intrattenuti con esperienze di vita, abbiamo addirittura dibattuto sulla situazione economica in Europa e in Australia dopo aver discusso dei rapporti umani con terze persone. È il nono di dieci figli, non è sposato, è felicissimo, ama dipingere e scrivere, né ha vissute di cotte e di crude (è anche sopravvissuto ad un tumore alle corde vocali) vive in Tasmania perché dice che è il posto migliore per un pensionato come lui (con ancora tanti sogni, progetti e voglia di viaggiare).. è stato insomma un piacevolissimo incontro.. in un niente si è creato un feeling per cui noi davamo a lui e lui dava a noi.. ci ha addirittura pregati di passare a casa sua a Devonport che ci ospiterebbe molto volenteri! Che sia un maniaco omicida?!

Come vedete non si direbbe proprio.. come lui si è definito, è piuttosto il Babbo Natale australiano.. ohu ohu ohu caro Ralph! =)

Analizzando più analiticamente il viaggio, dividerei la Tasmania in 3 parti: Hobart + l’est, il nord e il sud + l’ovest. L’est è la parte che maggiormente mi ha deluso.. quella probabilmente più conosciuta ed esplorata ma che puoi tranquillamente saltare se hai già girato in Australia o se non vieni qui per fare il turista.

Hobart ci ha accolto di notte con pioggia, vento e neve (sulle pendici del vicinissimo Mount Wellington). Per fortuna abbiamo passato tre notti tra quattro mura, sopra un materasso e sotto un bel piumone caldo.. in un piccolo ostello decisamente intimo (che purtroppo al ritorno 10 giorni dopo era stato invaso da asiatici sanguinari e disordinati che hanno monopolizzato la stanza)!

Non ho avuto il piacere di provare le tanto decantate “quattro stagioni in un giorno”.. mi sono limitato alle “due stagioni opposte in due giorni successivi”: il primo è stato nuvoloso e davvero freddo (stavo già valutando l’idea di comprarmi cuffia e guanti) mentre il secondo è stato assolato e davvero caldo (eravamo in giro per i fiorilissimi e coloratissimi Botanical Garden sudati e assetati come mai avrei immaginato possibile quiggiù).


La capitale della Tasmania è molto diversa dalle capitali degli altri stati.. presa da sola non direi mai che è la città più importante.. mi sembra quasi un grande paesone di montagna: nessun grattacielo, casette sparse ovunque, un mucchio di verde, con casino e traffico assenti.. si può addirittura giocare a scacchi in pieno centro!



Ciò nonostante hanno un enorme problema coi parcheggi: ci è capitato di vedere file disumane di macchine accese che aspettano che qualcuno esca dai parcheggi che sono al completo. Cavolo.. ma chi te lo fa fare?! Gira, cerca un posto altrove, spegni quella ca**o di automobile.. si vede che nessuno ha fretta o scadenze da rispettare! =)
Un’altra cosa che mi ha colpito della città sono le persone.. non per il loro modo di fare (sempre e comunque amabile) ma per il loro aspetto: sia donne che uomini sono più in carne del solito.. mi viene da pensare che qualche kg in più sia il rimedio naturale per proteggersi dal freddo.. ma non l’avrei mai detto a priori, quasi tutti gli australiani che ho visto sono sportivi e fisicati!!!
2 giorni per visitare la piccola Hobart (straboccante di magnifici edifici coloniali perfettamente conservati) sono più che sufficienti.. così già il terzo la abbiamo salutata.


La macchina che abbiamo affittato è dello stesso modello di quella guidata pochi giorni prima.. le uniche cose che cambiano sono il colore (ora è bianca) e la concessionaria a cui ci siamo rivolti (a fronte di un congruo sconto del 10% abbiamo tradito la conveniente Europcar per un’ancora più conveniente Hertz!)!
L’inizio è stato duro.. né io né il Bent avevamo la giusta mood.. il che significa scazzo completo e poca voglia di fare tutto. Sarà stato per il tempo (perfetto per vedere la galeotta Tasman Peninsula ma non per farti godere dei paesaggi circostanti) o per le energie ancora non recuperate dal precedente tour, ma mi sarei sbattuto da qualche parte da solo senza fare nulla! In generale ci sono dei gran paesaggi brulli e tristi che trasudano di vecchio e trascurato.. ciò è stato motivo di grande stupore e delusione (vedevo già distrutte tutte le mie enormi aspettative)!

In ogni modo abbiamo girato questa penisola usata in passato come luogo di prigionia in quanto ritenuta un penitenziario naturale: è unita alla “terra ferma” solo da una sottile superficie (<100m) su cui vennero disposti feroci cani da guardia legati a lunghe catene mentre le acque circostanti erano infestate da numerosi squali.


L’unica sosta che mi ha lasciato qualcosa è stata quella a Port Arthur, vera e proprio città-prigione con bei edifici e un giardino splendido (mi sono quasi chiesto se dovesse essere così terribile essere costretti in quel posto), in cui i galeotti venivano fatti lavorare nelle fiorenti industrie da loro costruite (alcuni erano invece forzati a spingere a braccia le pesanti carrozze della prima linea ferroviaria del continente).



L’indomani abbiamo scandagliato in lungo e in largo la più affascinante Freycinet Peninsula il cui centro principale è la piccola Coles Bay (120 anime). Da qui siamo partiti in esplorazione dell’intera zona.


Particolare attenzione si è posata sulla fotogenica Wineglass bay. Questa spiaggia di sabbia bianca con acque cristalline ci ha spinto a scrutarla da ben tre differenti punti di vista.. dall’alto, da “mezza altezza” e dal livello del mare.

Ci siamo letteralmente arrampicati sul ripidissimo monte Amos.. la salita è stata qualcosa di indescrivibilmente faticoso (non sudavo in quel modo da un sacco di tempo e non per il caldo. Qui non credo salirebbero le arzille vecchiette coi bastoni che vedi andare ovunque) e pericoloso (la seconda parte del sentiero prevedeva una rapida salita di lisci e scivolosi massi di granito rosa).. raggiungere la cima è stato per fortuna premiante.

Naturalmente, appena siamo scesi (a quattro zampe o col culo a terra) dal monte e ci siamo diretti al più battuto lookout, le nuvole basse che ci hanno disturbato la vista dalla sommità hanno lasciato il posto ad un bel sole.. poco male, pensiamo, ce lo godremo nelle prossime ore.. e, puntualmente, arrivati prima al belvedere e poi in fondo sulla spiaggia ci siamo dovuti accontentare delle fastidiose nuvole.

Questa spiaggia è senza dubbio bella, ma ne ho viste tante altre così se non migliori.. senza scomodare il Western Australia, anche pochi giorni dopo quando ci siamo trovati di fronte alla Boat Harbour Beach o alla Bay of Fires ho pensato “ma vaffanculo Wineglass Bay e la sua popolarità.. questo si che è paradiso”! =)


L’ultima giornata sulla costa est è iniziata nel peggiore dei modi con la visita a qualcosa di orripilante: lo sconosciuto (e ora capisco perché) Mount William National Park.. circa 60km (di sterrato) a nord di Coles Bay.
Devo ancora ben capire se il tipo che ha scritto la Lonely della Tasmania l’ha girata veramente, era drogato o per allungare il brodo ha parlato di ogni minima cosetta. Fattostà che abbiamo sprecato una mattinata in giro per questo parco.. non c’è proprio nulla di interessante da vedere!
Le attrattive principali erano il monte stesso (alto ben 216 metri e dalla cui sommità non vedevi altro che scorci di brughiera tra le fitte fronde degli alberi), l’esplosione colorata dei fiori in primavera (chi ha visto qualcosa di diverso dal verde scuro o dal giallo bruciato faccia un fischio) e “l’idillico campeggio libero di Deep Creek accanto ad un delizioso torrente macchiato di tannino e all’ennesimo arco di sabbia bianca e di acqua di un bellissimo color verde” (ma vaffanculo.. cosa hai bevuto per scrivere queste cose?! Ci sei mai stato in quel posto?!) =p

Fortunatamente tutto ciò si è ribaltato. Magari è stato solo merito del tempo migliore e di quello che abbiamo fatto, ma da subito mi sono innamorato delNord.. credo fosse proprio così che mi immaginavo (e volevo) questo paese!

Vallate verdi e fiorite, spezzate da ruscelli e laghetti, si estendo su colline che si perdono all’orizzonte.. maestose foreste, pronunciati rilievi montuosi e scorci di mare splendido completano il quadro. Tutto sembra ben curato e disposto, ma non dall’uomo, bensì dall’ordine naturale.. i centri abitati sono davvero pochi e piccolissimi ma incredibilmente carini.. spesso nel nulla scorgi una fattoria con mucche, pecore o cavalli che pascolano placidi e si girano incuriositi se ti fermi a scattargli una foto.

Questi luoghi sono piacevoli anche se non splende il sole.. credo di aver capito di essere abbastanza meteoropatico nel giudicare quello che mi sta di fronte.. mi sono accorto che almeno 50% del mio giudizio sul posto dipende dalle condizioni atmosferiche del momento. Ma questi posti vanno oltre questa stupida “legge”.. mi piacciono sia col bel tempo che con le nuvole, sia se fa caldo che se fa freddo! Ogni volta che sono salito in macchina ho provare quello che la Cri ha sentito mentre attraversava l’outback a suo tempo.. ero letteralmente estasiato da quello che avevo attorno.. mi sarei fermato ogni 100 metri per godermi il paesaggio e per riempire la memoria della digitale! Quando non ero di turno al volante mi piaceva un sacco reclinare il sedile, farmi inspirare dagli scenari che si susseguono con il procedere della strada e sonnecchiare beatamente.. divino! =)

La bella Launceston è la seconda città della Tasmania ma possiede l’atmosfera di una tranquilla e gradevole cittadina di campagna. È incredibile come in questo stato da 450000 persone le due città principali (250000 e 70000 abitanti) siano così.. non sono stressanti per nulla, anzi ci passeresti giorni in completo relax! In particolare sono stato colpito dai due piccoli ma adorabili parchi (sono curatissimi e pieni di fiori coloratissimi), creati tra le splendide vie del centro, e dalla mall con questi bellissimi cosi per bambini di 12 anni:


Con una breve camminata di un’oretta abbiamo anche percorso i lati strapiombanti della magnifica Cataract Gorge.. la nostra guida suggeriva di godersela di notte (è illuminata) sulla (turisticissima) seggiovia, ma noi ci siamo limitati ad una visita giornaliera passando sull’altrettanto suggestivo ponte sospeso.


Finalmente il giorno seguente è stato all’insegna del relax fisico.. prevedeva infatti la visita a tutti i centri abitati della zona nord occidentale dell’isola.. da Devonport in poi. Per la prima volta in assoluto siamo riusciti a completare il percorso di 48 ore in 24 senza nemmeno un minimo di fretta (eravamo effettivamente stati troppo larghi coi tempi ma grande merito va di sicuro alle piccole distanze da percorrere per passare da una località all’altra e alle limitate attrattive di rilievo).

Molto curiosa la cittadina di Penguin che, come suggerisce il nome, è caratterizzata dai pinguini che a fine giornata zampettano sulla spiaggia per rintanarsi tra le rocce. Purtroppo siamo arrivati qui a metà mattinata e ci siamo persi lo spettacolo.. abbiamo comunque cercato di recuperare in questo modo:

Nella vicina Burnie, dopo essere stati tentati da una farm di formaggi che offriva la possibilità di assaggiare un’infinità di prodotti freschi, abbiamo fatto un giretto nella vicina cartiera.. qui dei veri artisti lavorano la carta a mano producendo di tutto (a quando pare usano anche altri prodotti naturali come la cacca di canguro!!!), dai quaderni alle statue.. queste ultime sono stupefacenti, a misura d’uomo e davvero realistiche.. tant’è che ho dovuto toccarle per controllare che non fossero di plastica!

Poco più ad ovest sorgono la ricche Wynyard e Stanley.. la prima famosa per un grazioso promontorio sul mare (in cui è stata rinvenuto il fossile più antico di tutta Australia.. ben 20 milioni di anni fa).. la seconda per quella che il Bent ha rinominato l’Uluru della Tasmania (in pratica un grande istmo, un tempo un vulcano, che si estende dalla costa e da cui puoi ammirare panorami indimenticabili) e, a mio modesto avviso, dagli splendidi cottage che sorgono ovunque!

Prima di guidare a ritroso per poi scendere verso Cradle Mountain, abbiamo deciso di fare un salto anche nei remotissimi e sonnolenti insediamenti di pescatori sulla costa ovest (in pratica gli unici due).. sono rimasto sbalordito dalla strada che le collegava, pensavo di trovarmi a guidare su sterrato pesante e invece c’era una via larga, drittissima e asfaltata alla perfezione! Per la prima volta i limiti imposti sono stati difficili da rispettare.. dovete infatti sapere che qui sono pazzi: a parte nelle città, la velocità massima consentita ovunque è 110km/h (quando non sono segnati esplicitamente, c’è un semplice cartello che dice che il limite precedente finisce e di guidare con prudenza).. roba assurda perché le strade sono spesso piene di curve e di sali scendi, se poi pensi che in tutte le altre zone di Australia ti ritrovi a guidare a 80/90km/h su strade perfette e drittissime.. mettiamoci le mani nei capelli! =)

Tornando a noi.. mi ha esaltato mettere piede su quello che ad Arthur River chiamano l’Edge of the World (il margine del mondo) per il fatto che da lì il mare si estende senza interruzioni fino all’Argentina! =)


Dopo la magnifica esperienza nel Cradle Valley National Park, abbiamo iniziato a scendere verso l’altro grande parco naturale in zona (Lake St Clair).. è davvero peccato che questa zona, come tante altre, sia colpita dalla piaga della deforestazione causata dall’estesissima industria del legname e dei suoi derivati. Giri per queste tortuose e indimenticabili zone e di tanto in tanto vedi queste distese di foresta devastata.. che peccato.. mi urta un sacco!

Nel mezzo abbiamo fatto qualche sosta per fare foto ai posti migliori.


Una di queste è stata al Franklin River National Park.. fin da quando ero in Italia sognavo questo posto per il rafting sull’insidioso fiume da cui prende il nome. Purtroppo se vuoi farti una bella discesa sulle rapide di 4° grado devi prendere parte ad un tour di più giorni (7-10) davvero costosissimo (1000-2000$).. ci siamo limitati a fare due passi nei vari punti di interesse per poi procedere velocemente.

La parte finale del nostro viaggio si è concentrata nella zona sud ovest la cui attrattiva principale è la natura qui visibile nella sua veste più incantevole. Incredibili foreste, fiumi impetuosi, bellissimi laghi glaciali, tranquille vallate alpine e anguste paludi hanno fatto sì che gran parte dell’area venisse dichiarata Patrimonio dell’Umanità.

Pochi luoghi al mondo sono così isolati e incontaminati.. prima del 1932, anno in cui venne costruita la prima strada, l’unico modo di accedervi consisteva nell’utilizzo del mare e ancora oggi quasi tutta la superficie della Southwest Conservation Area è completamente isolata dal mondo (c’è un tracciato percorribile in più giorni nell’estremo sud a cui si può prendere parte solo dopo un volo aereo)!!!

All’estremità settentrionale di questa regione si trovano il Lake Pedder e il Lake Gordon.. fino al 1972 c’era uno spettacolare lago naturale considerato il gioiello ecologico della regione, ma da quell’anno l’intera zona venne inondata per diventare parte della più grande centrale idro elettrica australiana: i due laghi assieme contengono una quantità d’acqua pari a 27 volte il volume dell’immenso Sydney Harbour.. è quindi il più grande bacino d’acqua dolce del paese!!!

Ci siamo fatti un giro sull’enorme diga.. dopo aver superato il timore per star camminando su una costruzione così spaventosamente gigante si può godere di un panorama spettacolare!


Prima del rush finale c’è stato anche tempo per qualche ora in altri due parchi nazionali (il Mount Field e l’Hartz Mountains) che ci hanno offerto nulla più che belle cascate, bei laghi e begli scorci naturali.


E così, dopo aver marcato il territorio per 10 giorni come fanno i cani (devo ancora capire il perché ma da queste parti i nostri reni hanno subito un attacco di iperattività acuta.. non è stato raro fare pipì anche 10 volte al giorno!), ci siamo ritrovati ad Hobart dove abbiamo fatto subito sosta al fantastico Salamanca Fruit Market (dopo 10 sere di schifo avevamo proprio voglio di qualcosa di fresco e genuino) e in un baracchino per un ottimo fish and chips (non potevamo stare troppo leggeri dopo tutto.. =p).

Quasi mi scordavo.. non avremmo assolutamente potuto lasciare la Tasmania senza essere saliti sul massiccio che domina Hobart: il Mount Wellington. In quasi due settimane abbiamo trovato tanti giorni nuvolosi, uno di pioggia e tre di sole. Per fortuna uno di questi lo siamo riusciti a sfruttare per salire i 1200 metri.. è stato davvero magnifico, la giornata era limpidissima e calda.. come potete vedere dominavamo tutto quello che c’era intorno. Chissà come avrei valutato in un fredda giornata nuvolosa questo luogo.. mmm.

Ora siamo a Sydney ma già domani ce ne andiamo.. ripartiamo assieme a Barbarella alla scoperta di qualcosa che ancora non è ben definito.. =)Costa sud del New South Wales? ACT (Australian Capital Territory cioè Camberra, ndr)? Alpi nel Victoria? Parte finale di Victoria coi suoi splendidi parchi naturali? Sole e mare a Byron Bay? Will see..